Uno dei vitigni più antichi d’Italia è il negroamaro, coltivato esclusivamente nell’area del Salento, in un territorio molto ampio che include le provincie di Brindisi, Lecce e Taranto.
Uno dei vitigni più antichi d’Italia è il negroamaro, coltivato esclusivamente nell’area del Salento, in un territorio molto ampio che include le provincie di Brindisi, Lecce e Taranto.
Questo vitigno ha origini antichissime, probabilmente giunto in Puglia dall’Illiria che oggi corrisponde alla Penisola Balcanica e inizialmente era presente anche in altre zone dell’Italia meridionale. Da questo vitigno viene ricavato il vino rosato del Salento.
Il vitigno negroamaro presenta dei grappoli di grandezza media e dalla forma conica. Gli acini sono caratterizzati da un colore violaceo tendente al nero, sono di dimensioni medio grandi e ricoperti da uno strato di pruina molto consistente che li protegge e gli conferisce un aspetto vellutato. La foglia è verde, grande e di forma pentagonale anche se in autunno assume un aspetto che tende al rosso-violaceo.
Il tronco si presenta molto robusto e di forma regolare, mentre il tralcio legnoso ha una lunghezza media e generalmente non è molto ramificato.
La fioritura avviene a fine maggio e la vendemmia invece viene fatta di solito nel periodo di settembre o agli inizi di ottobre.
Il negroamaro è un vitigno caratterizzato da una produzione molto abbondante e continua, si adegua a temperature calde e secche e soprattutto a terreni calcarei e argillosi che consentono di trattenere l’acqua in eccesso presente nel sottosuolo.
Il negroamaro è usato soprattutto in combinazione con altri tipi di vitigni come il Malvisia Nera al fine di produrre dei vini di alta qualità in quanto conferisce al vino un leggero retrogusto amarognolo con note fruttate e un sapore armonico.